L’animale: il nostro “gancio” della fiducia
La fiducia serve alla sopravvivenza di noi esseri umani, in quanto animali sociali: viviamo dentro un tessuto di relazioni fin da subito e per sempre. Dare e rischiare la fiducia è il gioco emotivo forse più faticoso, ma importante per noi stessi e la comunità in cui viviamo .
Lo facciamo anche con gli animali: diamo loro fiducia incondizionatamente, perché sappiamo che mai la tradirebbero e che mai ci farebbero sperimentare la delusione, la paura di un inganno o di una cocente sconfitta. Comunicare con l’animale è liberatorio, soprattutto ora: parlare con il mondo è faticoso e spesso porta a errate interpretazioni a fraintendimenti. Questo perchè comunicare ed essere in rapporto presuppone l’uso di molte energie e di attivazioni psicocognitive.
Ma cosa è la fiducia? Secondo lo psicologo Stephen R. Covey è “il sentirsi a proprio agio, al sicuro con un altro essere umano ed è di fondamentale importanza in una relazione”.
Lo è rispetto alle persone verso cui dobbiamo costruire fiducia attraverso step cognitivi spesso con finalità utilitaristica; lo è nel rapporto con l’animale, laddove esiste una disposizione individuale a fidarsi che fa abbassare moltissimo le difese emotive nonché l’ansia e la fatica cognitiva.
Con l’animale non è necessario più di tanto mediare: siamo lì, insieme, in ascolto. Stiamo.
La violazione e la rottura della fiducia non crea una separazione o un dolore così potente come quello con gli altri essere umani. Con l’animale è più semplice, meno doloroso, richiede un minor dispendio di energie. Anche il perdono è più semplice! Io per esempio ho decine di scarpe vittime dei miei cani… ma il nervosismo con loro passa prima. Si crea una dimensione sempre sul presente, e un po’ questo aiuta a tollerare e mescolare emozioni.
L’animale ci allena la fiducia perché è routinario: i suoi bisogni sono semplici, definibili, rassicuranti. Sono affidabili e sicuri.
Faccio una brevissima digressione sull’amore animale: gli animali non amano propriamente, perché l’amore implica un grado di consapevolezza e una capacità di vedere in prospettiva e in prospettive diverse (almeno la propria e quella altrui) che gli animali chiaramente non hanno (Cit. Dott.ssa Lucci).
Quello con gli animali può quindi essere definito come un rapporto in cui uno ama e l’altro è amato? Allora come è possibile fidarsi? Un’asimmetria che a volte ci fa perdere di vista il verso senso del rapporto con loro, la libertà di costruirsi e di reinventatsi sul momento con libertà, creatività, leggerezza amorevole, oblio.
Come per esempio, appunto, dimenticarsi in breve tempo i loro danni (le mie scarpe!)
Mai come ora viviamo il desiderio di dimenticare, di allontanare da noi ciò che doloroso sospeso e rallentato.
La relazione con l’animale ci fa stare in un galleggiamento emotivo, in cui la perdita di consapevolezza può essere vista come fonte di nutrimento . Si gioca, ci si diverte. Ci si respira.
Pensiamo agli adolescenti o ai giovani adulti: chi più di loro in questo periodo ha dovuto interrompere i rapporti interpersonali. Chi più di loro ha bisogno di una corda per non perdersi?
Una ricerca pubblicata un paio di anni fa, parla dell’importanza della “qualità del rapporto” che si costruisce con gli animali più che della loro frequenza.
Megan Muller *, psicologa dell’età evolutiva e ricercatrice della Cummings School of Veterinary Medicine alla Tufts University, ha esaminato gli atteggiamenti e l’interazione con gli animali di più di 500 giovani di età compresa tra 18-26 anni. I giovani adulti che si sono presi cura di un animale hanno riferito di impegnarsi maggiormente in attività collaborative (per esempio fornire un servizio alla propria comunità o aiutare gli amici o la famiglia) e dimostrato maggiore capacità di leadership, di chi invece non aveva un animale. In più, si sono occupati con maggiore impegno dell’animale. Dallo studio emerge che livelli elevati di attaccamento ad un animale nella tarda adolescenza e nella giovinezza erano associati con un positivo senso di appartenenza al gruppo, nonché maggiore empatia e fiducia.
Insomma, la compagnia dell’animale ci aiuta a stare meglio con gli altri. La fiducia senza rischio di delusione e l’accudimento fine a se stesso, possono essere degli ingredienti importanti per il benessere fisico e psichico, soprattutto in questo periodo.
*(Fonte: Megan K. Mueller. Is Human-Animal Interaction (HAI) Linked to Positive Youth Development? Initial Answers. Applied Developmental Science, 2014; 18 (1))