La solitudine che protegge
In questi mesi di lontananza dalle corsie ospedaliere e in queste ultime settimane, in cui abbiamo siamo potuti rientrare in punta di piedi all’ospedale Meyer di Firenze, ho avuto modo di riflettere su quanto questo distanziamento forzato ci ha tolto e a quanto ci ha dato. Di come l’essenziale sia esploso vividamente agli occhi.
Chi ha frequentato per lavoro o – ahimè – per cura un reparto ospedaliero, in particolare una pediatria, sa che a volte la solitudine protegge. La distanza può essere parte integrante della terapia, spesso per evitare rischi di potenziale contagio. Rattrista, demoralizza, ma è fondamentale per la Cura.
La solitudine che in questi mesi abbiamo sentito tutti così forte, ha un forte parallelismo con quanto vivono quotidianamente molti pazienti di alcuni reparti ospedalieri, e anche le loro famiglie che devono proteggersi anche dalla presenza dei loro affetti più cari. E i loro cari devono a propria volta proteggerli con l’assenza.
Si usa la distanza come forma di guarigione. Come tutela della salute, come terapia, come cura anche interiore. Perché da questo isolamento forzato, abbiamo imparato che le relazioni umane sono più importanti delle cose materiali. Chi ha la fortuna di avere un animale in casa, si è reso conto di quanto quel contatto fisico, quel prendersi cura di lui, quella relazione immediata senza filtri abbia fatto bene al nostro umore, al trascorrere del tempo, al sentirsi ancora utili e meno soli. L’animale è il nostro cuscino con cui sperimentiamo la gentilezza, è un orologio emotivo sulle lanciette del nostro buonumore.
Allora usiamo la distanza per guarire noi stessi. Questo Natale che ci tiene forzatamente lontani dai nostri cari e dalle tradizioni che ogni famiglia ha, ci faccia ricordare quanto è importante il presente. L’ora. Adesso. Come fanno gli animali, la cui relazione è fluida, non nociva. Hanno un senso del tempo molto diverso rispetto a noi bipedi: semplice, ritmato, fluido, collegato direttamente e inesorabilmente con i loro bisogni di movimento, di cibo, di spazio, di relazione del gioco. Fermano il tempo. E il tempo lo sappiamo è un dono prezioso.
Fermiamo anche noi il pensiero del tempo. Abbiamo il coraggio di vivere questo Natale per quello che è, ora, adesso, in questa strana condizione, anche in solitudine. Godiamoci il tempo che abbiamo.
Per curarsi, per curare, per stare meglio in futuro. E vivere i Natali che verranno con un’altra consapevolezza.
Buon Natale a tutti
F.M