Il coraggio della vulnerabilità
Le parole del cantante Sangiovanni hanno colpito molti. Anche me. Perché ci vuole coraggio ad ammettere pubblicamente – giovanissimi e dunque teoricamente pieni di energie, di voglia di fare e, nel suo caso, anche all’apice del successo – di non stare bene. E decidere di fermarsi per un po’.
Il cantante ha compiuto un gesto coraggioso per sé e per tanti altri, adulti e soprattutto giovani. Avendo una platea così vasta di persone che lo seguono e grazie all’eco mediatica che è scaturita dal suo post, ha sicuramente dato un contributo importante ad aprire gli occhi su un aspetto che pochi ancora vedono, ma è presente, più di quanto si pensi: la vulnerabilità.
Che non è, come si legge nelle definizione da dizionario, “debolezza”, ma semplicemente è una parte di noi, che tutti abbiamo, chi più chi meno e che può emergere o non in momenti precisi della nostra vita. Riconoscerla è importante. Accettarla è fondamentale. Ammetterla è coraggioso.
Non è certo una caratteristica infantile o dell’età adulta. È molto accentuata invece nell’età adolescenziale e nei giovani adulti, ma spesso la vivono come una “confusione”. Difficile comprenderla. Difficile accettarla. Non è compresa. Non è accettata.
Lo vedo lavorando, anche in questo periodo, in varie scuole. Stiamo interagendo con centinaia di studenti e sempre più spesso, mi raccontano di un “malessere” che li fa sentire fragili e confusi.
Ammetterlo non è facile. Bisogna lavorare psicologicamente con le proprie emozioni. Un impegno che può far paura, perché si impara a sentire in se stessi che qualcosa non va bene, sentirsi rispetto alle proprie fragilità. E quando ce ne accorgiamo, avere il coraggio di fermarsi, prendersi una pausa, ritirarsi nel proprio individualismo per tornare ad ascoltare se stessi. In questo la natura è un’ottima alleata: stare in un bosco, fare una passeggiata nel verde, andare vicino a un lago… rientra in una terapia dell’ambiente che spesso propongo agli adolescenti e ai giovani adulti. Allontanarsi per qualche tempo dai rumori e stare in contatto solo con se stessi e con la natura che ci circonda, è un ottimo modo per tornare a “sentirsi”.
L’ambiente è un contenitore naturale che aiuta ad ascoltare il proprio battito cardiaco, il proprio respiro, i propri pensieri. È l’effetto della foresta che ci fa rientrare in sé, prendersi il proprio tempo e la propria lettura interiore.
Anche da giovanissimi bisogna sapersi ascoltare, uscendo dal mondo caotico della quotidianità e dedicandosi a sè.
E come dice Eugenio Borgna, “la solitudine consente di avviarci lungo il cammino misterioso, che ci porta verso la nostra interiorità, necessaria alla vita di ogni giorno: alla vita che non si rinchiuda in se stessa, ma che sia in comunicazione con il mondo delle persone, e delle cose.