“La speranza di un seme è terapeutica”
“Piantare un seme dà speranza e la speranza è terapeutica”.
Mi ha colpito sentire pronunciare questa frase da Luca Argentero, alias Andrea Fanti, all’inizio della prima puntata della terza stagione di “Doc”.
Bello vedere rappresentare i benefici del prendersi cura delle piante in una serie televisiva di punta come quella di Rai 1. Anche se in maniera molto sintetica e all’interno di un film nazional-popolare, gli sceneggiatori hanno mandato un messaggio importante: la natura fa bene. Stare all’aria aperta è terapeutico.
Lo sto facendo coi miei pazienti, portandoli nel mio giardino terapeutico, soprattutto ragazzi con ansia, depressione, problemi di autostima. Gli effetti terapeutici sono visibili.
Con Antropozoa e la Fondazione Meyer siamo stati anche pionieri proprio dell’orto ospedaliero introducendolo ormai tanti anni fa proprio all’ospedale pediatrico di Firenze.
D’altra parte le sempre più diffuse (per fortuna!) esperienze degli orti sociali, di quelli didattici nelle scuole, degli spazi verdi sempre più diffusi negli ospedali, sono la prova del valore terapeutico dello stare all’aperto, immersi nella natura, nella luce naturale.
Eppure siamo sempre meno avvezzi a trascorrere del tempo fuori: siamo abituati a stare giorni interi chiusi dentro uffici con aerazione e luce artificiale, con ore trascorse davanti al pc al lavoro e poi davanti a cellulari e tv nel tempo libero, coi nostri figli che trascorrono il tempo a giocare tra loro da luoghi diversi attraverso dei device tecnologici invece di incontrarsi di persona e semplicemente chiacchierare. Stare fuori è diventato quasi obsoleto, strano.
Invece quanto fa bene!
Stare nel verde e all’aperto, magari in mezzo a un bosco, riduce stress e ansia, ci permette di controllare meglio il respiro, migliora le risposte immunitarie. Lo hanno dimostrato scientificamente alcuni studi verificando la risposta del nostro organismo a una passeggiata nel verde, partendo dall’abbassamento della pressione sanguigna e dei livelli di cortisolo (l’ormone legato allo stress) fino a livelli più elevati di misurazione neurologica. Ma, al di là dei dati scientifici, l’evidenza viene dalla nostra esperienza diretta: stare all’aperto ci fa stare meglio.
Fa bene a tutte le età, con una particolare attenzione ai bambini, per tantissimi motivi. Il poter sperimentare da soli o in gruppo la connessione con la dimensione naturale, ha risvolti psicologici importanti a partire dall’imparare a ascoltare ed ascoltarsi di più, lontani dai rumori della quotidianità. Un bambino in un bosco o in un prato sviluppa una maggiore immaginazione e tira fuori più facilmente ciò che trattiene dentro di sé.
Coltivare piante, poi, migliora la concentrazione, invita a stare all’aperto e al sole, impone dei ritmi naturali. Veder nascere una pianta e magari dei frutti da un seme poi pone degli obiettivi positivi e dà soddisfazione personale migliorando l’autostima.
Insomma, l’ambiente fa bene. Dà speranza. E la speranza cura. Lo dice anche “Doc”!
Francesca Mugnai