La maieutica e gli animali
Umiltà.
È una delle parole chiave nell’operare con gli animali. Bisogna mettersi nella posizione socratica della coscienza del non sapere, di dubitare delle proprie conoscenze acquisite, del mettersi in gioco proprio perché siamo squisitamente imperfetti. Ciò vale in particolare quando la nostra esperienza in questo settore è scarsa, quando sulla pratica prevale la sola e superficiale lettura empatica dell’animale. Così per affetto e amore verso gli animali!
A volte anche l’esperienza reale ci illude di conoscere tutto. È proprio in quel momento che abbiamo bisogno di rivedere le nostre categorie, di rimodulare e mettere in ballo le nostre sicurezze. Solo così saremo aperti a nuove esperienze e nuove conoscenze.
Detto in termini più filosofici e antropologici e sempre citando il maestro Socrate, dobbiamo esercitare una maieutica, guardarsi dentro, tirare fuori ciò che abbiamo nel nostro bagaglio di vita, di esperienza, di conoscenza. Ma allo stesso tempo continuare a dubitare anche di questo.
Tanto gli animali la sanno più lunga di noi su loro stessi.
Come il bambino, sono spesso oggetti di interpretazioni, di letture eterodirette che ci permettono di restare su di un piano di sicurezza affettiva e di un buon allenamento all’accudimento. Ma in fondo cerchiamo una reciprocità, uno scambio, ci dobbiamo chiedere cosa davvero l’altro (che sia bambino o animale) desidera. Dubitiamo insomma del nostro essere in relazione con lui.
Conosciamo molto poco delle emozioni dei nostri animali. Il gioco di interpretazioni o di conoscenze assimilate che si basa sul “Ho sempre fatto così” ci deve mettere in una condizione di dubbio e, di conseguenza, ci deve portare a quell’umiltà che rappresenta il terreno più idoneo e fertile per far crescere la conoscenza e acquisire competenze nuove. Con tutti gli esseri viventi, e in tutti campi dello scibile.
L’etologo e primatologo Frans de Waal ci dice che “quando animali e bambini incominciano a comprendere la sofferenza di una persona, non si limitano ad assecondarne ciecamente il richiamo, ma mostrano preoccupazione empatica”. Detto in altri termini i bambini e molti animali sono capaci di consolazione.
Chi è capace di consolare e capire l’altro è sicuramente capace di sentire la verità nelle cose e nell’ascolto.Essere vicini all’altro significa essere generosamente dubbiosi.Essere umili significa essere capaci di dubbio creativo e di curiosa crescita.
Sicuramente è faticoso, ma ne vale la pena. È il gioco della vita e delle relazioni autentiche.